Nosferatu il Vampiro

Nosferatu il Vampiro

Carpazi, 1838. L’agente immobiliare Thomas Hutter (Gustav von Wangenheim) riceve l’incarico di vendere il castello dove dimora il sinistro conte Orlok (Max Schreck), sanguinario vampiro che, nel frattempo, si fa trasportare a bordo di una nave fino a Brema, dove al contempo si diffonde la peste. Solo l’estremo intervento di Ellen (Greta Schroeder), amata moglie di Hutter, potrebbe salvare la situazione.

Titolo tra i fondatori del genere horror e tra i migliori mai realizzati sui vampiri, questo capolavoro di Murnau resta inoltre una delle più alte vette del muto nonché uno dei capisaldi dell’espressionismo, di cui l’autore bypassa però la tipica alterazione astrattista dello spazio optando invece per riprese in ambienti naturali, favorendo così una perturbante esaltazione delle atmosfere e, insieme, di quel potere di trasfigurazione del reale proprio del linguaggio filmico; infatti, evitando le succitate manipolazioni in favore di tecniche e soluzioni più puramente cinematografiche, l’autore cala il tutto in una dimensione sospesa e quasi onirica di grande suggestione ottenuta appunto principalmente attraverso una rivoluzionaria inventiva sul piano visivo (dalle inquadrature con angolazioni più libere e senza deformazioni ad un uso più mirato del montaggio alternato); fondamentale in tal senso è anche il lavoro sulla fotografia (a cura di Günther Krampf e Fritz Arno Wagner), fondata sul perenne ed iconico contrasto tra luci ed ombre a rispecchiare la contrapposizione tra serenità terrena e dimensione infernale, con quest’ultima che progressivamente si espande e invade la prima, alimentando così il costante senso di minaccia ben incarnato dalla figura del vampiro interpretato da un allucinato Max Schrek, il quale (in linea con Mabuse e Caligari) si annovera tra i più agghiaccianti e memorabili ammaliatori dello schermo; se quest’ultimo (nella sua natura di antieroe romantico ma inquietante) richiama il romanticismo tedesco, la rete di referenze e riferimenti si dimostra però ben più ampia in questa autentica “sinfonia dell’orrore” (così identificata anche dal titolo originale), nella quale s’intrecciano infatti risvolti esistenziali e filosofici (a partire dall’istinto di morte nell’uomo civilizzato connesso alle paure ancestrali dell’oscuro e dell’ignoto). A questo proposito, nella sua densissima e complessa ricchezza di simbolismi e spunti metaforici (gli animali a richiamare la presenza del vampiro, la peste come elemento di sovversione delle regole morali, il castello che da luogo freudiano diventa elemento kafkiano insieme al ponte che assurge a passaggio verso l’inconscio), quest’opera composita e stratificata si presta quindi, come tutti i veri capolavori, a molteplici interpretazioni: infatti, se a livello socio-politico riflette l’angoscia di una borghesia consapevole di essere ormai esposta alla minacciosa forza eversiva del mondo circostante, nelle sue implicazioni psicanalitiche è invece leggibile come viaggio iniziatico nell’inconscio (tra ripercussioni di avidità o repressioni e ambivalenza dei sentimenti anche associata al rapporto tra istinti e trasgressioni), mentre come riflessione in chiave metafisica sull’ineluttabilità del Male appare perfino profetico se si considera l’allora incombente avanzata del nazismo. Nel trarre liberamente materia dal celeberrimo romanzo “Dracula” di Bram Stoker del 1897, lo sceneggiatore Henrik Galeen modificò i nomi dei personaggi (con il conte che divenne appunto Orlok) e i luoghi d’ambientazione (trasferendo l’azione dalla regione transilvana a quella dei Carpazi) per tentare di sfuggire ad un’intricata questione di diritti d’autore; tuttavia, gli eredi di Stoker ricorsero al tribunale che quindi ordinò la distruzione del film, ma lo stesso Murnau ne conservò comunque una copia clandestina che fortunatamente sopravvisse. Nel 1979 Werner Herzog ne realizzò il celebre ed importante remake Nosferatu, il Principe della Notte, con Klaus Kinski nel ruolo che fu di Schreck.

Nosferatu il Vampiro
Nosferatu il Vampiro
Summary
“Nosferatu, Eine Symphonie des Grauens”; di FRIEDRICH WILHELM MURNAU; con MAX SCHRECK, GRETA SCHROEDER, GUSTAV VON WANGENHEIM, ALEXANDER GRANACH, GEORG H. SCHNELL, RUTH LANDSHOFF; horror; Germania, 1922; B/N; durata: 96’;
100 %
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