Mangia Prega Ama

Sposatasi da poco, Elizabeth (Julia Roberts) vive a New York, ed è una promettente scrittrice. Ma, quasi improvvisamente, scopre che quella non è la vita che desidera e, ispirata da uno sciamano di Bali conosciuto tempo prima, decide di partire per un viaggio intorno al mondo, per ritrovare se stessa. Le tre tappe: Roma (per apprezzare il buon cibo), l’India (per imparare a pregare), e poi il ritorno a Bali (per trovare il vero amore).

C’era grande aspettativa, anche perché il romanzo d’origine (autobiografia di Elizabeth Gilbert) si è rivelato un best-seller tradotto in oltre trenta lingue, portando avanti anche qualche argomento degno di nota. Ma l’adattamento cinematografico diretto da Ryan Murphy conferma quanto il regista abbia più fortuna in TV che al cinema (le due serie da lui create, ovvero “Nip/Tuck” e “Glee”, sono stati dei successi, a differenza del suo seppur sufficiente film d’esordio “Correndo con le Forbici in Mano”). Perché questo film è un compitino tutto sommato ben svolto, al quale, però, manca un’anima: dalla struttura incerta, poco ispirato, illustrativo e prolisso, “Mangia, Prega, Ama” sembra quasi un depliant turistico, con tutti gli stereotipi più tipici delle tre località che fanno da sfondo (il capitolo italiano è quasi insopportabile nella sua sequenza di luoghi comuni fatta di pasta al sugo, chiese e “dolce far niente”). E alla fine, in tutto ciò il film sembra quasi indeciso sulla strada da prendere, risultando un’insipida commedia sentimentale travestita da dramma esistenziale che gira un po’ a vuoto. Julia Roberts è sempre brava e adorabile, ma il personaggio non la aiuta, e l’attrice non è al suo meglio. Tra i tanti comprimari maschili che le ruotano attorno, ad uscirne meglio è il grande attore inglese Richard Jenkins, anche se, come di consueto, anche Javier Bardem si fa notare; Billy Crudup, Viola Davis e James Franco sono invece relegati a flebili personaggi di contorno, mentre il nostro Luca Argentero fa da figurina di sfondo. Produce Brad Pitt.