Amore e Inganni

Amore e Inganni

- in Film 2016, Recensioni
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La giovane e affascinante vedova Lady Susan Vernon (Kate Beckinsale) si reca in vacanza nella proprietà del cognato a Churchill per scoprire gli ultimi pettegolezzi che circolano nella buona società. Tale soggiorno potrebbe in realtà rivelarsi a lei molto utile per trovare un nuovo marito e al contempo assicurare un buon partito anche alla sua giovane figlia Frederica (Morfydd Clark). Ma se inizialmente ciò pare in effetti offrire le condizioni favorevoli per concretizzare i progetti di Lady Susan, ben presto la situazione si complica: infatti, se da una parte le sue maniere seducenti attirano l’attenzione del ricchissimo ma sempliciotto Sir James Martin (Tom Bennett), pretendente alla mano di sua figlia, dall’altra le attenzioni che la donna dedica invece all’affascinante Reginald DeCourcy (Xavier Samuel) irritano la famiglia del giovane, che osteggia un’eventuale relazione tra i due anche a causa della reputazione e dell’atteggiamento disdicevoli della vedova, la quale, complice la sua più cara amica e confidente Alicia (Chloe Sevigny), sarà quindi costretta a cambiare strategia.

Scritto, co-prodotto e diretto da Whit Stillman (candidato all’Oscar nel 1990 per la sceneggiatura del suo film d’esordio “Metropolitan”), “Amore e Inganni” (titolo italiano che, pur non menzognero, stravolge discutibilmente l’originale “Love and Friendship”, più sottile e calzante) è il primo adattamento cinematografico della novella “Lady Susan”, una delle meno conosciute eppure più interessanti opere giovanili di una Jane Austen ancora ventenne e in fase di sperimentazione: scritto in forma epistolare nell’ultimo decennio del ‘700 (quando il genere era ancora molto in voga), il breve romanzo fu messo in bella copia nel 1805 ma venne pubblicato postumo dal nipote James solo nel 1871 (oltre mezzo secolo dopo la morte dell’autrice). Nell’adattarlo liberamente, mediante un notevole lavoro di riscrittura, il regista ha rielaborato con sapienza le 41 lettere che lo compongono (struttura evocata in più occasioni, come nella sequenza della lettura di una missiva il cui contenuto compare simultaneamente su schermo) per convertirle in una serie di frizzanti situazioni che ha arricchito di nuovi personaggi (conferendo così un funzionale respiro più ampio alla vicenda) ed integrato con irresistibili dialoghi originali (peraltro sapientemente conformi alla prosa dell’autrice) che diventano il motore dell’azione. Così, misurandosi con un umorismo sofisticato ma dai modi e dall’effetto immediati (evidente ad esempio nell’escamotage di introdurre i personaggi attraverso una serie di ritratti completi di ironiche didascalie), Stillman conferma nuovamente le abilità finora dimostrate in pellicole di ambientazioni contemporanee, trasferendole questa volta in una cornice austeniana che appare in effetti del tutto congeniale al suo consueto approccio da ironica commedia di costume: ad interessargli è infatti principalmente la dimensione sociale del racconto, da cui fa emergere infatti i comportamenti e le dinamiche di quel contesto tardo settecentesco che dietro una formale quanto inerte cortesia cela in realtà un dilagante opportunismo che però le donne, consapevoli di tale situazione, possono quindi almeno sfruttare strategicamente, destreggiandosi tra intrighi e dissimulazioni con sottile perfidia mascherata da frivolezza, in modo da cercare di garantirsi un futuro agiato o decoroso senza al tempo stesso dover soccombere alle convenzioni culturali. Non a caso, come a rimarcare le motivazioni tutt’altro che arbitrarie di tale atteggiamento (e avallare così il femminismo ante-litteram che contraddistingue le opere di Jane Austen), l’unica modifica davvero sostanziale rispetto al testo d’origine riguarda il finale, qui meno sospeso e appunto più indulgente con Lady Susan, a cui è infatti concessa una parvenza di riscatto (elemento che ai tempi dell’autrice sarebbe stato meno tollerato) senza però tradire l’essenza del personaggio, ovvero una sorta di anti-eroina ritratta funzionalmente al vetriolo; infatti, Stillman mantiene e sottolinea efficacemente il caustico e corrosivo cinismo che caratterizza la prosa della scrittrice, riuscendo inoltre (coadiuvato da un’ottima squadra di tecnici, tra cui spicca la costumista irlandese Eimer Ní Mhaoldomhnaigh) a restituirne l’atmosfera e trasmetterne lo spirito senza restare vittima dei cliché tipici del genere: nel combinare sapientemente tagliente umorismo e garbata eleganza nel segno di un’appropriata leggerezza, il regista mette anzi il tutto in immagini con una vivace e coinvolgente freschezza, evitando così di scadere in manierismi o appesantimenti e dimostrando in ciò una sagacia che non è solo mestiere. A tale risultato contribuisce inoltre in maniera significativa un’affiatata compagnia di interpreti attendibili con in testa la convinta e convincente protagonista Kate Beckinsale (in quello che forse è il suo ruolo migliore), molto ben supportata da un funzionale cast di contorno tra cui spiccano Chloe Sevigny nei panni della complice amica americana e Tom Bennett in quelli dello stolto e ciarliero pretendente.

Amore e Inganni
Amore e Inganni
Summary
"Love & Friendship"; di Whit Stillman; con Kate Beckinsale, Xavier Samuel, Morfydd Clark, Emma Greenwell, Tom Bennett, James Fleet, Jemma Redgrave, Justin Edwards, Jenn Murray, Stephen Fry, Chloë Sevigny, Kelly Campbell; commedia; Irlanda/ Francia/ Paesi Bassi, 2016; durata: 93'.
60 %
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