The Tree of Life

The Tree of Life

- in Film 2011, Recensioni, Terrence Malick
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Texas, anni Cinquanta. Il piccolo Jack (Hunter McCracken) è diviso tra due diversi tipi di amore: quello troppo autoritario di suo padre (Brad Pitt) e quello protettivo della dolce madre (Jessica Chastain). Un conflitto che lo accompagnerà per tutta la vita, facendolo ben presto sentire perso. Ma dopo molti anni e una drammatica tragedia familiare, Jack, ormai cresciuto (Sean Penn), decide di iniziare un percorso che potrebbe aiutarlo a ritrovare sé stesso attraverso il significato della vita, sperando che questo lo aiuti a recuperare il da sempre conflittuale rapporto con il padre.

Con 6 film in 40 anni, il visionario Terrence Malick è forse uno degli autori meno prolifici di sempre, ma d’altra parte ogni suo nuovo lavoro è un evento, vista anche l’importanza delle sue opere. Certo, è pur vero che non è la prima volta che il riservatissimo autore de “La Sottile Linea Rossa” divide pubblico e critica, anche se mai come in questo caso: approdato a Cannes tra applausi commossi e fischi di disappunto, “The Tree of Life” è stato comunque incoronato vincitore della Palma d’Oro di quest’ultima edizione del festival. Forse perché quella di Malick è un’opera così complessa, espressiva e polifonica da alternare coraggiosamente una serie di piacevolezze di rarissimo incanto quasi intimista a prolissi passaggi da epopea cosmica new-age strettamente legati a un’enorme ambizione filosofeggiante; quella stessa ambizione che può tramutarsi in presuntuosa supponenza come anche, paradossalmente, in incantevole poesia dal sapore metafisico; proprio come quei tanto discussi passaggi dal sapore documentaristico-naturalista che rimandano a “2001: Odissea nello Spazio”, e che, seppur forse altalenanti, possiedono un impatto visivo e una forza evocativa dalla quasi similare sostanza: infatti, se a tratti il film pare semplicemente scimmiottare il capolavoro di Kubrick, non deve passare poi molto perché possa invece brillare di un’intensità di una addirittura quasi analoga e affine pregnanza, esprimendo con ampio respiro un pensiero sempre da comprendere, e raggiungendo vette emotive di altissimo livello attraverso una struttura narrativa in cui le tematiche diventano trama, e viceversa. Come può quindi definirsi questa particolarissima quanto complessa opera dalle mastodontiche ambizioni? Spuria opera estetica o ispirato ed imperdibile capolavoro? In questo caso la risposta non può certo essere trovata nel didatticismo cinefilo e intellettuale o intellettualistico: perché il segreto per amare il film e coglierne l’essenza è lasciarsi andare a quest’opera fatta di luce e di grazia, sacrificando il giudizio critico a favore di un arrischiato quanto giustificato abbandono ai sensi, per percepirne l’aureo contenuto; anche perché Malick non punta a rispondere alle Grandi Domande, ma, piuttosto, a farci riflettere sulla loro natura, sul loro significato, e cercandone, come suggerito dal titolo, radici, scopi e propositi. Dopotutto, è proprio questo che l’arte, e quindi il vero cinema, dovrebbe saper fare. Un dovuto apprezzamento ai quattro attori protagonisti (tra cui spicca l’eterea ed eccellente Jessica Chastain), e menzioni speciali alle musiche di Alexandre Desplat e alla fotografia di Emmanuel Lubezki (che ha ricevuto una meritata nomination all’Oscar insieme a quelle per miglior film e miglior regia).

The Tree of Life
The Tree of Life
Summary
id.; di TERRENCE MALICK; con BRAD PITT, JESSICA CHASTAIN, SEAN PENN, FIONA SHAW, JOANNA GOING, LARAMIE EPPLER, HUNTER McCRACKEN, LISA MARIE NEWMYER, CRYSTAL MANTECON; drammatico; G. B./ India/ USA, 2011; durata: 138;
80 %
Voto al film
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7 Comments

  1. Scrivi: “Malick non punta a rispondere alle Grandi Domande, ma, piuttosto, a farci riflettere sulla loro natura, sul loro significato, e cercandone, come suggerito dal titolo, radici, scopi e propositi. Dopotutto, è proprio questo che l’arte, e quindi il vero cinema, dovrebbe saper fare”.
    Sono d’accordo. La chiave di volta del film è soggettiva. Ed è proprio per questo che Malick non cade nella retorica, non trovi?

    1. @ Cinlarella: Sono d’accordo, e credo proprio che questo sia uno dei motivi per cui le discussioni e i dibattiti su questo film continueranno ancora per qualche tempo. Ad ogni modo, pare che la vittoria a Cannes potrà dare a Malick la possibilità di cominciare subito a lavorare a nuovi progetti: magari questa volta non dovremo aspettare degli anni per poter nuovamente godere del suo genio.

  2. Scrivi: “Spuria opera estetica o ispirato ed imperdibile capolavoro?”. Mi dispiace essere la pecora nera ma dico spuria opera estetica. Non lo trovo un capolavoro, forse più una grande bufala. Qst opera di Malick è senza dubbio una forte esperienza da provare, anche a costo di rimanere delusi come è successo a me. Però un capolavoro deve, credo, saper trasmettere emozioni. In qst il film di Malick ha, dal mio punto di vista, grosse pecche… Ne parlo anche sul mio blog, dove CinLarella già è stata…

    1. @ Tommaso: Concordo sul fatto che il film, nella sua enorme ambizione, non sia del tutto armonioso, però personalmente sono dell’idea che questo non sia un limite vero e proprio. A mio parere (come ho scritto nella recensione), il segreto per amare il film è lasciarsi andare ad un totale abbandono ai sensi: oltre che da vedere (indubbio lo splendore delle immagini) “The Tree of Life” è un film da “sentire”: il che può comunque definirsi, se non altro, una scelta espressiva notevole. Quello che è sicuro è che (come dice Cinlarella nella sua review) “The Tree of Life” è un film che si ama o si odia, uno di quei casi in cui critica e pubblico letteralmente si spaccano (non sei certo l’unico a cui questo film non è piaciuto). E meno male: come anche tu hai detto, guai se ogni tanto non ci fossero sane e costruttive divergenze di opinioni! 🙂

  3. Un film non certo facile e che pretende molto dallo spettatore: attenzione, concentrazione, riflessione… Spettatore che è ripagato con uno spettacolo di massimo fascino, una parabola sul nascere e sul morire che ammalia e coinvolge come raramente accade

  4. grandi misteri
    mistero sul significato dell’esistenza (perché ci agitiamo tanto se poi tutto deve finire?)
    mistero sulla morte e altri avvenimenti spiacevoli (il dinosauro non uccide il suo cugino erbivoro, ma comunque gli cammina sulla testa)
    mistero sulla vita dopo la morte (quando Jack attraversa quella strana porta: è realtà o solo una sua fantasia?)
    il film pone molte domande
    il Libro di Giobbe (citato all’inizio) risponde con altre domande “DOVE ERI TU, QUANDO LE STELLE DEL MATTINO MI APPLAUDIVANO?
    le domande restano, insieme a tante belle inquadrature

    1. @ Cinemaleo: d’accordissimo, anche io mi sono assai emozionato.
      @ Marco46: Come ho scritto nella recensione, a mio parere Malick non punta a rispondere ai grandi quesiti, ma a farci riflettere sul loro mistero. Il fatto che un film dalle tematiche complesse voglia porre domande senza però fornire risposte è, moltre volte, un pregio. A maggior ragione in casi come questo, dove tentare di rispondere a tali misteri assoluti sarebbe assai pretestuoso, proprio perchè impossibile. Personalmente, credo che la citazione di Giobbe voglia dirci (anche) questo.

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