Psyco

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Phoenix, Arizona. In fuga con 40.000 dollari rubati alla società per cui lavora come segretaria, Marion Crane (Janet Leigh) si ferma in un isolato motel dove il giovane gestore Norman Bates (Anthony Perkins) le racconta della sua solitudine e del rapporto quasi morboso con la madre. Ben presto, però, Marion viene uccisa a coltellate sotto la doccia. Così, dopo la scomparsa di un investigatore (Martin Balsam) incaricato di far luce sulla vicenda, la sorella (Vera Miles) e il fidanzato (John Gavin) della vittima decidono di indagare.

Tratto da un non esaltante romanzo di Robert Bloch (a sua volta ispirato sulla vita del noto serial killer Ed Gein e adattato per lo schermo da Joseph Stefano), è uno dei film più rappresentativi e celebri di Alfred Hitchcock, nonché il suo più grande successo commerciali: inizialmente concepito come progetto minore e girato in bianco e nero avvalendosi di parte della troupe già al lavoro nella serie televisiva “Hitchock Presenta”, a fronte di un budget ridotto di 800.000 dollari ne incassò oltre 30 milioni solo negli Stati Uniti, divenendo col tempo un cult assoluto. Esemplare racconto di tensione sviluppato in cadenze da giallo orrorifico (tanto da essere definito da alcuni un vero e proprio “shocker” sulle paure recondite dell’essere umano), nel suo potente e magistrale virtuosismo artistico da cinema puro resta un sempreverde thriller d’alta scuola non solo per l’infallibile tenuta della suspense (fondata sul principio dell’attesa), ma anche per la sagacia nelle invenzioni sul piano narrativo come anche, appunto a livello stilistico; tra le prime, oltre alla resa di una perenne ambiguità sottolineata dal continuo ricorso agli specchi (elemento caro al regista), da segnalare è soprattutto l’audace quanto geniale e rivoluzionaria intuizione di far morire la protagonista Janet Leigh dopo soli quaranta minuti, mentre tra le seconde spicca senza dubbio la celeberrima scena dell’omicidio della doccia, autentico ed indimenticabile momento culminante non a caso entrato di diritto nell’immaginario cinematografico: 45 secondi frutto di ben 7 giorni di riprese per 35 inquadrature che, attraverso un serratissimo montaggio quasi impressionistico di secchi e veloci tagli cadenzati dal mitico tema musicale di archi stridenti, sconvolgono lo spettatore puntando esclusivamente su un abile e potente effetto di suggestione (evitando infatti di mostrare il coltello affondare nella carne e riuscendo così al contempo ad eludere inoltre la severa censura dell’epoca). Oltre al funzionale gruppo di interpreti tra i quali, oltre alla già citata Leigh, spicca il co-protagonista Anthony Perkins (davvero efficace nel delineare l’angosciante follia di Norman, vittima di un’alienazione esacerbata da un degenerato complesso di Edipo), a tale risultato contribuisce inoltre un cast tecnico di prim’ordine (dal già citato montaggio di George Tomasini alle musiche del fidato Bernard Hermann fino alla fotografia di John L. Russell e alle tetre scenografie, con l’inquietante casa sulla collina ispirata ad un quadro di Edward Hopper ed entrata a sua volta nel mito). Innovativi anche i titoli di testa, ad opera del grande Saul Bass. Nonostante i pareri inizialmente discordanti della critica, il film ottenne comunque 4 candidature agli Oscar (regia, fotografia, scenografia e miglior attrice non protagonista a Janet Leigh) e un successo tale da generare ben 3 sequel (di scarso interesse), una serie televisiva e un remake shot-for-shot diretto nel 1998 da Gus Van Sant (dove la “H” presente nel titolo originale venne mantenuta anche in quello italiano).

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Summary
“Psycho”; di ALFRED HITCHCOCK; con JANET LEIGH, ANHONY PERKINS, VERA MILES, JOHN GAVIN, MARTIN BALSAM, JOHN McINTIRE, SIMON OAKLAND, PATRICIA HITCHCOCK, FRANK ALBERTSON; thriller; USA, 1960; B/N; durata: 119’;
80 %
Voto al film
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