L’Inganno

L’Inganno

- in Film 2017, Recensioni
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Durante la Guerra di Secessione americana, le giovani studentesse del Farnsworth Seminary, collegio femminile della Virginia diretto da Miss Martha (Nicole Kidman), vivono una quotidianità metodica e sistematicamente scandita da pasti, preghiere e lezioni, protette dal conflitto che imperversa nel mondo esterno. Ma tale gabbia dorata è destinata ad infrangersi quando alla porta bussa John McBurney (Colin Farrell), caporale nordista ferito e bisognoso di cure, al quale le donne offrono rifugio e ospitalità: infatti ben presto la nuova presenza maschile fa emergere rivalità e pulsioni fino ad allora celate da quell’ostentata formalità i cui tabù finiranno per infrangersi, innescando così un’imprevista serie di pericolosi eventi.

A quattordici anni dall’Oscar per la sceneggiatura della sua splendida opera seconda Lost in Translation (degna conferma di un talento già dimostrato con lo sfolgorante esordio Il Giardino delle Vergini Suicide) e a sette dal Leone d’Oro a Venezia per Somewhere (che seguì il sottovalutato Marie Antoinette), dopo la parentesi meno eclatante del pur non trascurabile Bling Ring Sofia Coppola si aggiudica ora anche il premio per la miglior regia a Cannes con l’adattamento di un materiale non nuovo al cinema: al suo sesto lungometraggio, la regista e sceneggiatrice firma infatti una riduzione cinematografica del romanzo A Painted Devil di Thomas P. Cullinan, già portato sul grande schermo nel 1971 con il celebre cult La Notte Brava del Soldato Jonathan di Don Siegel con protagonista Clint Eastwood, di cui la Coppola riprende il titolo originale ponendosi a metà strada tra un libero rifacimento e una variazione personale non tanto sul piano dello svolgimento della trama (il soggetto resta di fatto pressoché invariato) ma piuttosto a livello di approccio ed intenti. Perché, più che un vero e proprio remake, L’Inganno è piuttosto una rilettura in linea con il cinema dell’autrice, la quale, nel rimaneggiare un materiale che in effetti le si addice, torna infatti quasi alle origini mettendo in scena una sorta di “collegio delle vergini omicide” per ribaltare il punto di vista della storia originale in quell’ottica femminista che da sempre contraddistingue le sue opere: se con il pur notevole film precedente il pessimista Siegel sfociava invero in una certa misoginia nel rappresentare il gentil sesso come rapace e manipolatore, la Coppola pare invece puntare a far emergere dal contesto d’epoca un’immagine archetipica di donna dalla forza indomabile attraverso la retrocessione del maschio da predatore a preda. In ciò, se è pur vero che il forse non necessario ma del tutto legittimo paragone non giova del tutto a quest’ultima versione che, meno fiammeggiante e più cerebrale, nell’attuare tale cambio di prospettiva perde infatti in forza provocatoria e scabrosa ambiguità (riducendo la varietà di sfumature nel progressivo turbamento dei sensi), d’altro canto il racconto resta intrigante e riesce ad intrattenere, confermando inoltre le abilità e la coerenza della regista che, nuova al thriller, ne conforma quindi le dinamiche alla sua poetica, qui forse meno incisiva eppure sempre a fuoco e ben riconoscibile: fedele al suo approccio disinvolto e controllato, la Coppola impagina infatti il centrale gioco delle parti con l’usuale minimalismo narrativo di ellittica asciuttezza e acuta leggerezza, infondendovi una sottile tensione intrecciata ad una vena di malizioso sarcasmo (specie nell’esprimere il concetto di inganno come legittima misura di difesa) e propagata con grazia minuziosa ed affilata in confacenti atmosfere come di consueto sospese e ricercate, sorrette dall’abituale eleganza formale (a cui contribuisce l’autunnale fotografia a luce naturale di Philippe Le Sourd) e popolate da un cast femminile seducente: tolto Farrell, la cui interpretazione piuttosto monocorde non aiuta un personaggio che rimane peraltro meno ambiguo e interessante rispetto all’originale di Eastwood, il nutrito gruppo di attrici (fasciate nei sontuosi costumi di Stacey Battat) si dimostra degnamente all’altezza, a partire dalla sempre brava anche se un po’ accademica Kidman (che infatti gioca in casa con il ruolo di signora algida ma vulnerabile) accanto alla quale spiccano anche la giovane Elle Fanning (in uno dei suoi ruoli più maturi) e la vibrante Kirsten Dunst (qui alla sua quarta collaborazione con la regista).

L'Inganno
L'Inganno
Summary
"The Beguiled"; di Sofia Coppola; con Nicole Kidman, Colin Farrell, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Angourie Rice, Oona Laurence, Addison Riecke, Emma Howard, Wayne Pére; USA, 2017; durata: 94'.
60 %
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