La La Land

La La Land

- in Film 2016, Recensioni
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Mia (Emma Stone) è un’aspirante attrice che, tra un provino e l’altro, serve cappuccini alle star del cinema; Sebastian (Ryan Gosling) è invece un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. Dopo alcuni incontri casuali, fra i due esplode una travolgente passione nutrita dalla condivisione delle aspirazioni comuni che genera una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco. Ma con l’arrivo dei primi successi, i due si dovranno però confrontare con alcune scelte che metteranno in discussione il loro rapporto, anche se la minaccia più grande potrebbe essere rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali.

Reduce dal successo di critica e pubblico ottenuto con la sfolgorante opera seconda Whiplash, il giovane quanto talentuoso Damien Chazelle ha potuto alzare il tiro e puntare ancora più in alto con questo nuovo lavoro, presentato al festival di Venezia (dove la protagonista Emma Stone si aggiudicò la Coppa Volpi come migliore attrice) e il cui ottimo riscontro al botteghino è stato inoltre coronato da 7 Golden Globe (un record) e ben 14 candidature ai premi Oscar (molte delle quali potrebbero concretizzarsi in statuetta): assecondando le sue enormi ambizioni, il regista e sceneggiatore ha infatti voluto questa volta cimentarsi con grande audacia in un vero e proprio musical (genere tra i più classici nonché difficili da manovrare), con l’intento di rinvigorirne i codici e insieme celebrarne la gloria per poter trattare al contempo le tematiche legate alle aspirazioni ed all’affermazione. Ne è uscita un’incantevole favola per sognatori che, svolta nell’arco temporale di quattro stagioni (più un epilogo alcuni anni dopo) si snoda come una partitura di immagini e suoni cadenzata dai coinvolgenti brani originali del compositore Justin Hurwitz (tra i quali cui spicca la dolce “City of Stars”, ma anche l’intensa “Audition”) e da trascinanti numeri musicali di gran gusto coreografico (dal prologo sull’autostrada alla surreale sequenza finale, fino all’emozionante danza tra le stelle al planetario), il tutto messo in scena con uno slancio emozionale che contagia e conquista, senza paura di confrontarsi con modelli di ogni sorta: così, nel segno di Jacques Demy (evidente l’influenza di Les Parapluies de Cherbourg) e dello spettacolo dell’epoca d’oro di Hollywood, Chazelle guarda ai duetti Astaire-Rogers e ai più alti risultati di Stanley Donen (vedere i molteplici riferimenti a Cantando Sotto la Pioggia) per dare luogo ad un fitto repertorio di citazioni e rimandi non solo cinematografici anche a livello visivo (la cangiante e splendida fotografia di Linus Sandgren che rievoca la gloria del Cinemascope e del Technicolor non senza rimandi ai dipinti di Hopper); tenendo presente anche l’avveniristico Coppola di Un Sogno Lungo un Giorno, al suo interno si combinano infatti armoniosamente gli intermezzi onirici di All That Jazz, la ribollente vivacità degli anni Settanta (da notare gli ammiccamenti a Hair o Grease) e le vibranti nostalgie di New York, New York (di cui non a caso riprende le aspirazioni dei due protagonisti), il tutto suggellato dalle effigi di Ingrid Bergman e James Dean (sostenute da espliciti omaggi a Gioventù Bruciata e Casablanca) e calato in una Los Angeles che sembra un set di Minnelli; un’ambientazione avvolgente e quasi sospesa nel tempo che, assumendo il valore di vero e proprio personaggio, appare come calda e vitale eppure viene descritta come un luogo che “venera ogni cosa e non dà valore a nulla”, dimostrandosi in effetti sempre pronta a manifestare quelle amare disillusioni che hanno ormai contagiato anche la mecca del cinema: non a caso, ad un certo punto i due protagonisti, interpretati dagli ottimi Ryan Gosling ed Emma Stone (che cantano e ballano sulle orme di Gene Kelly e Cyd Charisse), scopriranno come un panorama che in una notte d’amore appariva splendido può inaspettatamente rivelarsi assai deludente quando, alla luce di un nuovo giorno, quell’idealistico incanto sublimato da vivaci danze e sorridenti melodie è ormai scemato per lasciare spazio ai dubbi e alle sfide di quella realtà che purtroppo rimane decisamente meno idilliaca. Perché è proprio questo sapiente equilibrio tra la magia dei sogni e il malinconico disincanto a rendere coinvolgente e funzionale il processo postmoderno di riverente reinvenzione che sta alla base dell’operazione, ovvero guardare ai classici di un tempo senza però asserire agli stilemi del genere, reinterpretando piuttosto la tradizione in chiave contemporanea per adattarne gli elementi al contesto odierno. Non a caso, la tenera vivacità che caratterizza l’assunto narrativo con leitmotiv romantico di stampo classico stinge progressivamente in una soffusa nostalgia dolceamara, facendo trapelale un senso di perdita per il cinema passato che fa il paio con la dissoluzione della cultura jazz a favore di banali ibridi commerciali (compromesso artistico ben rappresentato dalla canzone “Start a Fire”, scritta ed eseguita da John Legend che nella pellicola interpreta il chitarrista Keith, suo primo ruolo di rilievo); da tutto ciò traspare quindi il tema centrale del prezzo del successo, correlato agli scontri tra affetti ed ambizioni che ne derivano e alle rinunce che esso spesso comporta, allora come oggi ma specialmente in un’epoca in cui un bacio può essere interrotto dal suono di un cellulare mentre la pellicola prende fuoco e lo storico cinema Rialto si prepara a chiudere i battenti. Ecco quindi che il rimpianto per la fine di una relazione mai dimenticata (reso divinamente nel numero finale attraverso la deliziosa esplorazione di un destino alternativo in stilizzato gusto vintage) riflette quindi quello per un culto cinefilo ormai passato ma che in ugual modo non ci abbandona (tornando magari come in questo caso anche in veste di appassionate citazioni); e allora forse, in entrambi i casi, piuttosto che guardarvi con rammarico potremmo invece abbandonarci a quella succitata malinconia che potrebbe anche apparirci a suo modo dolce e gentile, specie se continuiamo a perseguire i nostri sogni con quella passione e dedizione che possono essere rafforzate e consolidate proprio anche da un amore autentico e fuori dal tempo. Perché se i film e la vita non vanno sempre di pari passo, forse possono comunque sempre alimentarsi e riscattarsi reciprocamente.

La La Land
La La Land
Summary
id.; di Damien Chazelle; con Ryan Gosling, Emma Stone, J. K. Simmons, Finn Wittrock, Sandra Rosko, Sonoya Mizuno, John Legend, Hemky Madera, Ana Flavia Gavlak, Callie Hernandez; musical; USA, 2016; durata: 126'.
80 %
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