Il Libro della Giungla

Il Libro della Giungla

- in Film 2016, Recensioni
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Cresciuto da una famiglia di lupi, il piccolo “cucciolo d’uomo” Mowgli deve lasciare la giungla quando la temibile tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell’Uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Costretto così ad abbandonare la sua unica casa, Mowgli s’imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dalla pantera Bagheera (suo severo mentore) e dallo spensierato orso Baloo. Lungo il cammino, Mowgli s’imbatte in creature selvagge non proprio amichevoli, tra cui il pitone Kaa, che ipnotizza il cucciolo d’uomo con il suo sguardo e la sua voce seducente, e il suadente ma viscido King Louie, che tenta di costringere Mowgli a rivelargli il segreto del mortale e sfuggente fiore rosso: il fuoco.

Parallelamente alla costante e sempre apprezzata realizzazione di pellicole originali, da qualche tempo la Disney si è lanciata con successo nella produzione di nuove versioni in live-action di alcuni tra i loro più celebri e fortunati classici d’animazione. Nel portare avanti tale operazione, lo Studio continua a seguire due distinte strategie esecutive, alternando rielaborazioni dei cartoon fondate su più o meno rilevanti modifiche di storia o approccio (vedere ad esempio Alice in Wonderland di Tim Burton o Maleficent con Angelina Jolie) a riedizioni aderenti al prototipo con maggiore fedeltà, come fu per La Carica dei 101 con Glenn Close o anche per il più recente Cenerentola di Kenneth Branagh. E insieme a quest’ultimo, anche il nuovo titolo a rientrare in questa seconda tipologia (forse più sicura sul piano degli incassi ma non per questo necessariamente meno stimolante a livello concettuale) si dimostra così riuscito e trascinante da inserirsi senza dubbio tra i migliori risultati di questa ormai collaudata strategia produttiva. Proprio come il succitato film di Branagh, questa nuova versione dell’omonimo cartoon del 1967 (il 19° realizzato dalla casa di produzione e l’ultimo sotto la supervisione dello stesso Walt Disney, scomparso alcuni mesi prima dell’uscita del film nelle sale) si attiene infatti all’impianto narrativo del film originale, trovando però nuova linfa vitale in diverse, ottime intuizioni ed alcune riuscite variazioni (doverose ma per nulla stridenti nel passaggio dall’animazione al live-action). Nel giocare nuovamente sul continuo richiamo al cartoon, ricorrendo anche alla citazione musicale (includendo nella funzionale colonna sonora di John Debney alcuni felici rimandi a canzoni divenute celebri, tra cui l’amatissima “Lo Stretto Indispensabile”), la sceneggiatura di Justin Marks arricchisce infatti i caratteri dei personaggi e non esclude alcune accorte variazioni che ben presto si rivelano tutt’altro che trascurabili, trovando un più equilibrato rapporto tra il tono disneyano e lo spirito dei romanzi d’origine scritti da Rudyard Kipling. Pur senza perdere di vista la componente ludica e conservandone il tocco fiabesco, rispetto al cartoon originale smorza la dimensione umoristica e aumenta quella avventurosa, guadagnando in ritmo ed azione ciò che perde in grazia e delicatezza, tenendo comunque in ciò ben presenti anche quei caratteristici toni cupi dei romanzi completamente bypassati nella trasposizione animata (dal doloroso flashback durante l’ipnosi del serpente all’entrata in scena quasi mitologica del colossale King Louie nell’oscurità di un antico tempio). A questo proposito, da notare è anche la più realistica e matura incisività (appetibile anche ad un pubblico più ampio) con cui è sottolineato un percorso interno di crescita e di formazione tutt’altro che banale anche perché contrastato dal quell’apparentemente insanabile dualismo tra uomo e animale che era, appunto, uno dei temi portanti dei racconti di Kipling: ciò conduce inoltre con maggior coerenza ad un finale che, pur distanziandosi radicalmente dall’originale, riesce comunque a non tradirne l’intento, potenziandone altresì, senza eccedere in gratuite edulcorazioni, un messaggio decisamente limpido ma non per questo meno pregnante, che nella sua riflessione sulla concezione morale della famiglia si rivela altresì quanto mai attuale. In tutto ciò, il regista Jon Favreau (già responsabile del successo dei primi due film della saga di Iron Man) si dimostra peraltro abilissimo nell’orchestrare un’opera di non scontata riuscita, sostenuta peraltro da una cruciale componente tecnica di ammirevole prestigio: infatti, attraverso l’apporto prezioso e determinate della prestigiosa Weta Digital (compagnia di effetti speciali fondata da Peter Jackson), la quasi totalità del film (tolti alcuni elementi reali molto ben integrati) è stata realizzata in digitale, dagli splendidi paesaggi agli animali selvaggi con cui interagisce il piccolo esordiente Neel Sethi (unico attore in carne ed ossa della pellicola). Dal punto di vista visivo e sonoro, il risultato (frutto di un miracolo tecnologico che sfiora il fotorealismo) è strabiliante, esaltato da un 3D raramente così funzionale: nonostante l’abbondanza di CGI, l’effetto non risulta infatti artificioso o soffocante, bensì incredibilmente verosimile, epico, avvolgente, tanto da riuscire ad infondere in spettatori di ogni età un sorprendente senso di meraviglia con cui trascinarli con grande efficacia ed autentica emozione nella più incredibile delle avventure esotiche o nel più fantasioso universo disneyano. Ad impreziosire ulteriormente l’opera, un cast di doppiatori originali d’eccezione, tutti impegnati con partecipazione a prestare le voci agli irresistibili animali della giungla: da Bill Murray a Ben Kingsley, da Idris Elba a Lupita Nyong’o, da Giancarlo Esposito fino a Scarlett Johansson e Christopher Walken (sostituiti nella decorosa versione italiana da celebri nomi del nostro cinema tra cui Toni Servillo, Neri Marcorè, Violante Placido e Giovanna Mezzogiorno).

Il Libro della Giungla
Il libro della giungla
Summary
“The Jungle Book”; di Jon Favreau; con Neel Sethi; con le voci originali di Bill Murray, Ben Kingsley, Idris Elba, Lupita Nyong’o, Scarlett Johansson, Giancarlo Esposito, Christopher Walken; avventura; USA, 2016; durata: 106’.
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