Addio a Jerry Lewis

Addio a Jerry Lewis

È scomparso a 91 anni il grande Jerry Lewis: tra i più celebri ed importanti comici del panorama internazionale, diede al cinema un contributo personale e inconfondibile, dapprima formando con Dean Martin un sodalizio artistico di grande successo e in seguito intraprendendo una brillante carriera da solista non solo da attore, ma anche come regista consapevole della forza visivo-espressiva del grande schermo, riuscendo a piegarne il linguaggio ad una geniale comicità fondata su una maschera irresistibile frutto dell’unione tra una gestualità spinta fin quasi al parossismo ed originali testi spesso graffianti e talvolta surreali.

Nato nel New Jersey nel 1926 con il nome di Joseph Levitch, figlio di artisti di varietà (entrambi immigrati russi di origine ebraica), proprio per il lavoro dei genitori si spostò in varie città finché si trasferì da una zia ad Albany per frequentare un collegio ad Irvington, dal quale però fu espulso dopo solo un anno a causa del suo comportamento sopra le righe. Da quel momento iniziò a guadagnarsi la vita svolgendo lavori occasionali, sfruttando i momenti di relax per intrattenere i colleghi con le sue imitazioni di cantanti famosi; ciò lo portò a mettere in scena i suoi primi spettacoli itineranti, toccando diverse città tra Stati Uniti e Canada. Nel 1944 l’attore incontrò la cantante Patti Palmer, che sposò dopo pochi mesi: dal loro matrimonio nacquero ben 6 figli. Due anni più tardi conobbe il cantante e attore di origine italiana Dino Crocetti, meglio conosciuto come Dean Martin, con il quale cominciò ad esibirsi nei teatri in scatenate parodie di celebri musical, dando inizio ad uno storico sodalizio professionale. I due formarono una coppia comica perfettamente equilibrata, con la sicura presenza scenica di Martin che si contrapponeva alle maniere scoordinate di Lewis, il quale dimostrò infatti da subito una grande abilità nell’unire la comicità fisica della slapstick a testi teatrali surreali e graffianti spesso tipici della tradizione yiddish, riversando in ogni performance la sua trascinante e originale carica inventiva. Ben presto l’irresistibile duo acquisì grande notorietà a livello nazionale: ai succitati spettacoli nei night club seguirono infatti prima un programma radiofonico, poi una serie di riuscite apparizioni televisive e infine diverse esperienze al cinema come protagonisti di film di successo. Il loro esordio al cinema avvenne nel 1949 con La Mia Amica Irma di George Marshall, a cui l’anno dopo seguì subito Irma va a Hollywood, nei quali portarono sul grande schermo una serie di gag già presentate in un programma radiofonico CBS. Il duo recitò insieme in ben sedici film prodotti dalla Paramount, tra i quali, oltre a quelli diretti da Hal Walker e ancora da Marshall, figurano anche i più celebri con la regia di Norman Taurog, come Il Nipote Picchiatello (che consacrò il suo mito facendogli conquistare il celebre nomignolo del titolo), ma anche i due diretti da Frank Tashlin, che seppe valorizzare appieno le potenzialità di Lewis: nel dirigerlo nel celebre Artisti e Modelle del 1955, il regista (che proveniva non a caso dall’animazione) gli lasciò infatti piena libertà espressiva, tanto che l’attore, interagendo brillantemente ancora una volta con Martin ma anche con una giovane Shirley MacLaine, riempì la pellicola di riuscitissime gag che lo facevano sembrare simile proprio ad un cartone animato, altra caratteristica tipica anche delle sue interpretazioni future. L’anno successivo Tashlin tornò a dirigere il duo comico in Hollywood o Morte!, che segnò l’ultima collaborazione cinematografica tra Lewis e Martin: nel 1956 (a dieci anni esatti dall’inizio del loro sodalizio) i due annunciarono infatti lo scioglimento del duo a causa di uno sbilanciamento di ruoli che si rivelò progressivamente sfavorevole per Martin, che sullo schermo come nelle pubblicazioni si trovò infatti sempre più offuscato da Lewis, ormai diventato invece una vera e propria icona americana Anni Cinquanta, influenzando la cultura dello spettacolo del periodo e diventando perfino protagonista di un fumetto e di un cartone animato. In seguito alla separazione, Dean Martin cominciò comunque ad ottenere ruoli più significativi, mentre Lewis, dopo essere apparso in spassosi film comici come Il Delinquente Delicato e Il Marmittone, riprese la collaborazione con Tashlin, che lo diresse in pellicole più fortunate tra cui spiccano Il Balio Asciutto e Il Cenerentolo; l’uscita di quest’ultimo fu però rimandata di qualche mese a causa di una post-produzione prolungata, e la Paramount chiese all’attore di produrre un altro film da lanciare nel periodo estivo: fu così che nel 1960 Lewis realizzò Ragazzo Tuttofare, con il quale debuttò alla regia ottenendo un buon riscontro di pubblico e critica; durante la realizzazione del film, Lewis sviluppò inoltre la tecnica del video assist, divenuta col tempo pratica abituale di moltissimi registi. Quasi per caso, Lewis iniziò quindi una carriera di regista che si rivelò davvero brillante, dirigendo numerosi film (di cui spesso fu anche sceneggiatore) ed ottenendo reazioni entusiastiche specialmente in Europa e soprattutto in Francia, dove fu anche in seguito spesso osannato dai Cahiers du Cinéma, ma anche dal critico Robert Benayoun e dal regista Jean-Luc Godard. Sulla scia del successo dell’esordio, nel 1961 realizzò L’Idolo delle Donne e Il Mattatore di Hollywood, mentre nel 1963 realizzò il suo acclamato capolavoro, ovvero Le Folli Notti del Dottor Jerryll, parodia del famoso racconto di Stevenson; la sua nuova consapevolezza di autore trovò un’altra conferma in Jerry 8 3/4 del 1964, in cui propose un’immagine divertente e amara di un ambiente cinematografico in crisi, mentre l’anno successivo fu la volta de I Sette Magnifici Jerry, nel quale ricoprì ben sette ruoli; a quest’ultimo seguirono poi Boeing Boeing (per il quale fu candidato al Golden Globe) e Tre sul Divano, film sull’ossessione americana per la psicoanalisi in cui recitò a fianco di Janet Leigh; anche quest’ultimo lavoro fu accolto con grande entusiasmo dalla critica francese, che ormai aveva definitivamente riconosciuto il suo talento dedicandogli saggi ed interviste. Nello stesso periodo, nel 1966, iniziò anche il Jerry Lewis MDA Telethon, decennale maratona televisiva con lo scopo di raccogliere fondi per combattere la distrofia muscolare: in seguito, nell’edizione del 1976, Lewis ritrovò Martin, invitato sul palco dall’amico comune Frank Sinatra, e in quell’occasione avvenne la rappacificazione. I film successivi di Lewis, come Il Ciarlatano e Scusi, dov’è il fronte? (anch’essi acclamati in Francia ma snobbati in patria), confermarono la sua maturità di autore anche sul piano visivo, sempre al servizio del suo dinamismo comico, la cui esuberanza si spinse ad un tale parossismo da aprire a improvvisi squarci drammatici (altra costante del suo stile); nel 1970, con Controfigura per un delitto, tentò anche di dirigere altri attori senza però ottenere un grande successo a causa della sua assenza in un ruolo da protagonista. Due anni più tardi fu regista ed interprete di un melodramma ambientato in un campo di concentramento nazista, intitolato The Day the Clown Cried, che però non venne distribuito a causa di dispute interne e difficoltà produttive. Tale insuccesso lo portò ad un allontanamento dal mondo dello spettacolo e ad una pausa dal mondo dello spettacolo, durante la quale tenne lezioni universitarie e fece apparizioni in alcuni programmi televisivi. Il ritorno al cinema avvenne nel 1980 con Bentornato Picchiatello e Qua la mano Picchiatello, entrambi da lui stesso anche diretti, nei quali ripropose una serie di gag e personaggi che lo avevano reso celebre con una comicità pur sempre spassosa ma dalle cui pieghe emergeva al contempo una sottile vena di malinconia associabile alla solitudine dei clown. Non a caso il suo ritorno sugli schermi assunse successivamente una connotazione amara quando nel 1983 fu chiamato da Martin Scorsese per recitare accanto a Robert De Niro nel bellissimo Re per una Notte, in cui Lewis interpretò causticamente e brillantemente un personaggio quasi autobiografico esprimendo infatti il cinismo che nella vita di alcuni artisti deriva da quella disillusione che talvolta segue il successo. Nel frattempo, dopo aver divorziato dalla prima succitata prima moglie Palmer, sposò la ballerina SanDee Pitnic, dalla quale nel 1992 ebbe una figlia. Tra i film a cui prese parte in quel periodo spiccano invece soprattutto Cookie di Susan Seidelman, Mr. Sabato Sera di Billy Crystal e Arizona Dream di Emir Kusturica (anche conosciuto con il titolo di Il Valzer del Pesce Freccia), quest’ultimo premiato con l’Orso d’Argento al Festival di Berlino. Nel 1999 gli era inoltre stato assegnato il prestigioso Leone d’Oro alla carriera al festival di Venezia, mentre nell’edizione 2009 dei premi Oscar gli fu conferito il premio speciale Jean Hersholt per i meriti umanitari, altro importante riconoscimento che si aggiunse alle due stelle sulla Hollywood Walk of Fame. Anche negli ultimi anni i suoi problemi personali e di salute (tra cui un cancro alla prostata, il diabete e una fibrosi polmonare) non gli impedirono comunque di continuare a lavorare, rimanendo attivo al cinema come anche sul palcoscenico fino alla morte, avvenuta il 20 agosto 2017.

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