A Star is Born

A Star is Born

- in Film 2018, Recensioni
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Scoperte per caso le doti vocali della squattrinata cameriera Ally (Lady Gaga), ragazza non bellissima ma di grande talento eppure ormai quasi rassegnatasi ad accantonare le sue aspirazioni di diventare una cantante, il tormentato musicista di successo Jackson Maine (Bradley Cooper) la convince a non abbandonare i suoi sogni e a tornare sul palcoscenico. Nel frattempo, tra i due nasce un reciproco sentimento, ma proprio quando la carriera di Ally inizia a spiccare il volo l’equilibrio della loro relazione inizia a vacillare anche a causa della dura battaglia che Jack conduce da tempo contro i suoi demoni interiori.

È il terzo rifacimento in forma di musical dell’omonimo dramma del 1937 di William A. Wellman dopo un primo, celebre e sontuoso remake nel 1954 con Judy Garland e James Mason diretti da George Cukor (il cui A Che Prezzo Hollywood? del 1932 aveva a sua volta influenzato l’originale) e un secondo in chiave rock nel 1976 interpretato invece da Kris Kristofferson e Barbra Streisand (che si aggiudicò l’Oscar per la miglior canzone). Dalla più recente, questa nuova versione adotta e mantiene il cambio di contesto, ovvero non più il mondo del cinema come nei precedenti bensì l’ambiente musicale, mentre restano pressoché gli stessi l’ormai nota struttura narrativa (pur con qualche modifica non trascurabile) e la tematica portante (ovvero le ombre e il prezzo del successo). In tutto ciò, considerando tali premesse e precedenti, su carta l’idea di un’ulteriore riproposizione poteva apparire assai rischiosa, eppure la Warner l’ha portata comunque avanti anche dopo l’abbandono di Clint Eastwood e Beyoncé (che in origine avrebbero dovuto rispettivamente dirigerlo e recitarvi), riuscendo infine (dopo ben sette anni) a realizzarlo affidando la regia al protagonista Cooper, qui al suo esordio dietro la macchina da presa; una scommessa altrettanto coraggiosa che però il già celebre attore ha raccolto con coraggio e passione, impegnandosi nel progetto non solo appunto come interprete, ma anche come co-produttore e co-sceneggiatore (in collaborazione con Will Fetters e il premio Oscar Eric Roth), nonché co-autore di alcune delle canzoni originali che impreziosiscono la nuova soundtrack: una dedizione ammirevole che, comprovata anche dai lunghi mesi di prove e preparazione, pare in effetti aver dato i suoi frutti e giovato ad un debutto rivelatosi infatti capace di conquistare non solo (come pronosticato) il grande pubblico, ma anche la critica, con la quale ha ottenuto ottimi riscontri (soprattutto oltreoceano) fin dal passaggio all’ultimo festival di Venezia, dove fu presentato fuori Concorso con buon successo. Perché in effetti, nell’inevitabile confronto con i succitati precedenti illustri, a sorpresa il nuovo A Star is Born riesce per molti versi a non sfigurare troppo, riuscendo innanzitutto a trovare una cifra espressiva funzionale all’operazione puntando su un accorto e riuscito connubio tra rispetto del materiale d’origine e ricerca di un approccio personale nonché (soprattutto) ancora credibile e interessante; in ciò, per restare quindi coerente con i codici del melodramma riuscendo al contempo ad aggiornarne e rilanciarne elementi e contenuti con un’autenticità nuova quanto genuina e perciò ancora emozionante, Cooper pare applicare la lezione assimilata proprio dalla sua esperienza con Eastwood, optando infatti per una messa in scena di affine equilibrio tra classico e moderno che come tale si rivela appunto assai confacente alla materia; così, guardando al contempo anche al lavoro di altri esperti registi che lo diressero in precedenza (facendo pensare ad esempio a David O. Russell per quanto riguarda la descrizione delle relazioni e degli ambienti), l’attore e neo-regista snoda la narrazione con una fluidità solida ma spontanea e senza forzature, conferendole in tal modo maggiore verità e favorendo quindi un coinvolgimento autentico e sentito. A questo proposito, nonostante qualche caduta nel sentimentalismo di routine e alcuni passaggi meno a fuoco specialmente nella fase centrale, la parte iniziale e quella conclusiva possono infatti offrire vibranti emozioni, dai momenti in cui è riproposta l’ormai celebre battuta “volevo guardarti ancora una volta” alle sequenze in cui i due innamorati salgono sul palco tra gli applausi, fino allo struggente epilogo strappalacrime; nel mezzo, ciò che appunto obiettivamente perde in ritmo e in originalità guadagna comunque in partecipazione e interiorità, come dimostra l’evoluzione del personaggio di Jackson, il cui tormento di origini lontane è qui maggiormente indagato e sviluppato anche attraverso la relazione conflittuale con il fratello (un ottimo Sam Elliott che lascia il segno con precisione da veterano). A fare il resto (senza dimenticare i preziosi contributi tecnici dal montaggio di Jay Cassidy e soprattutto dalla fotografia di Matthew Libatique) sono naturalmente soprattutto le canzoni (spesso interpretate in presa diretta), autentico fulcro emotivo a partire dalla trascinante “Shallow”, inedito e centrato brano portante che, non a caso premiato con l’Oscar e divenuto un grande successo discografico, potrebbe restare nella memoria. Ma anche a questo proposito, a contribuire al risultato è inoltre l’alchimia tra Cooper (il quale, nel confermare il suo talento di interprete, riesce a sorprendere sfoderando anche notevoli doti canore) e la co-protagonista Lady Gaga che, al suo primo ruolo da protagonista al cinema (dopo alcune brevi apparizioni e una partecipazione di maggior rilievo nella serie televisiva American Horror Story), si rivela una scelta davvero azzeccata e vincente: pur favorita dal fatto di giocare forse in casa (difficile non cercare affinità tra il suo vero percorso artistico e quello del personaggio che interpreta), nello svelarsi senza maschere per gettarsi nel ruolo con impegno e passione la cantautrice dimostra di saper anche recitare assai degnamente, riuscendo infatti a rubare la scena e divenendo un autentico catalizzatore di emozioni quando si tratta di trascinare gli spettatori con le sue grandi capacità vocali; non a caso, il già citato finale di grande intensità è affidato a lei, la quale (a sua volta puntualmente impegnata come co-autrice dei brani), oltre al succitato Oscar per la miglior canzone ha ricevuto anche una candidatura come interprete insieme al comprimario-regista, accanto al quale scalda il cuore illuminando un film che, nel concretizzare così nuovamente il suo titolo, grazie a loro aggiorna ora infatti il mito divenendone inoltre parte integrante.

A Star is Born
A Star is Born
Summary
id.; di Bradley Cooper; con Bradley Cooper, Lady Gaga, Sam Elliott, Dave Chappelle, Andrew Dice Clay, Anthony Ramos, Bonnie Somerville, Rafi Gavron, Michael Harney, Alec Baldwin; USA, 2018; durata: 135'.
60 %
Voto al film
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